/CERTEZZE O CAMBIAMENTI
Quando ho iniziato a scrivere di moda mi sono chiesta se mai sarei andata incontro ad un momento di blocco creativo, paura anche dei più grandi professionisti. Fortunatamente la moda è mutevole e tra un evento, una sfilata e un cambio di direzione creativa, lancia sempre qualche spunto per far parlare di sé. Se non avete ancora letto il mio articolo su Alessandro Michele vi invito a farlo perché è già quello un anticipo di tutto il complesso argomento sui direttori creativi, che in un modo e nell’altro ad un certo punto spariscono. Difficilmente avevo superato la notizia dell’ormai ex di Gucci, ma leggere le news su Trussardi o Moschino (in una sola settimana così tante emozioni) mi ha portato a riflettere su quanto davvero la moda sia in difficoltà. Da un lato le sfilate prendono una strada ricca di classicità e (bisogna dirlo) banalità vista e rivista, dall’altro l’improvviso desiderio di cambiamento sembra proiettarci verso un miglioramento che però non arriva e nel frattempo crea instabilità. Le collezioni sono prive di spunti e scorrono parallele alla sostanzialità di idee dei brand, senza mai incontrarsi, facendo perdere importanza e soprattutto riconoscimento ai brand. Senza superficialità, bisogna riconoscere quanto spesso la moda (in passato come adesso) sia stata associata più ad un nome che ad una tendenza e la storia delle Maison è nata a partire da questo concetto che adesso si sta perdendo. La passerella è sempre stata un palcoscenico ma non vogliamo che le persone che vi lavorano diventino personaggi riconosciuti solo per la loro forma d’intrattenimento e non per la loro bravura. In questo periodo storico e culturale, la moda è diventata il film d’azione cult che una volta ogni tre mesi rivedi con piacere sapendo già come finisce e i direttori creativi sono gli attori non protagonisti che magari l’Oscar l’hanno pure vinto ma muoiono dopo la prima mezz’ora di film, uccisi da qualcuno di più forte.