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Negli ultimi mesi la pelliccia è tornata a occupare uno spazio visibile sulle passerelle e nell’immaginario della moda contemporanea, non come semplice revival nostalgico, ma come elemento carico di ambiguità e significati contrastanti. In un momento storico in cui la moda riflette sempre più apertamente su sostenibilità, responsabilità e consumo consapevole, la pelliccia riemerge come uno dei simboli più complessi e divisivi del sistema fashion. Da un lato, la posizione animalista è chiara e radicale ma dall’altro chi difende la pelliccia la considera un materiale storico, parte di una tradizione artigianale e culturale, e sottolinea come una pelliccia di alta qualità, soprattutto se vintage, possa durare decenni, a differenza di molti materiali sintetici spesso legati a un consumo rapido. Il punto chiave che potrebbe accontentare tutti è proprio il vintage. Una pelliccia già esistente, che non richiede nuova produzione, entra in un’altra dimensione: non è più consumo, ma memoria, non è novità, ma rilettura. Ed è forse proprio il Natale il momento in cui questa ambiguità trova il suo spazio più naturale. Il periodo delle feste sospende il tempo, rallenta i ritmi, ci riporta nelle case di famiglia. È il momento in cui ci concediamo di indossare qualcosa di più particolare, più carico, più teatrale, giustificato dall’eccezionalità dell’occasione. Tornando a casa per le vacanze, capita spesso di ripescare dall’armadio una pelliccia appartenuta a una madre, a una nonna, a una zia, un capo che probabilmente non compreremmo oggi, ma che esiste già, carico di storia e di un’idea di lusso diversa da quella contemporanea. In questo contesto, la pelliccia smette di essere una dichiarazione di status e diventa un oggetto d’archivio personale. Indossata fuori contesto, sopra un denim, con capi minimal o volutamente quotidiani, perde la sua rigidità borghese e acquista una nuova forza narrativa. Non è più simbolo di ostentazione, ma di stratificazione di tempo, di stile, di memoria. A Natale, più che in qualsiasi altro momento dell’anno, la moda torna a essere rituale e la pelliccia diventa parte di questo gesto. La verità è che la moda contemporanea vive di contraddizioni, e la pelliccia le incarna tutte. Parla di lusso in un’epoca che riflette sul consumo, di eccesso in un momento che invoca responsabilità, di desiderio in un sistema che cerca di riformularlo. Forse la domanda non è se la pelliccia sia giusta o sbagliata in senso assoluto, ma come, quando e perché scegliamo di indossarla. A Natale, più che mai, la moda smette di correre in avanti e si concede uno sguardo all’indietro. E in quell’armadio pieno di capi dimenticati, la pelliccia torna a parlarci non come trend, ma come possibilità di rilettura, gesto consapevole e dichiarazione personale.

         
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