/INTERPRETAZIONI
Questo fine settimana, in ben tre giorni liberi, ho dedicato molto spazio all’arte, come non mi capitava da un po’. Tra le mostre e le attività culturali che ho concesso a me stessa (spero che cibo e vino possano essere incluse nella sfera artistica) sono rimasta piacevolmente coinvolta da Parthenope. Il nuovo film di Paolo Sorrentino mi ha trasportato, ha arricchito un sabato pomeriggio con un tramonto ormai troppo precoce ma in questo articolo non mi soffermerò sul commentarne la trama. Pensando al film visto, ho riflettuto su come nelle conversazioni sociali parlare di un film, della moda o dell’arte in generale sia un argomento di vero legame più che colloquiare su un banale gossip o sull’attualità. Se questi ultimi presuppongono un semplice trasporto di informazione (con relativo commento non lo metto in dubbio) l’arte ha bisogno di un’interpretazione. Quando si parla di arte o di moda come nel mio caso, si esprime il proprio gusto che è estremamente soggettivo e non servono anni di studio per poter dare il proprio parere sulle cose. Eppure chi della moda è estremamente geloso non si accontenta del gusto ma richiede un parere oggettivo che si costruisce con il tempo e l’esperienza. Per questo parlo di moda iniziando da un piccolo progetto. Spero così di costruire un parere che diventi ad un certo punto credibile in modo che il mio commento su una sfilata non sia soltanto l’espressione del mio gusto durante un aperitivo con amiche. Oggi non parlerò del film che ho visto, perché il bagaglio che porto appresso è ancora troppo piccolo e stracolmo di nozioni random sulla moda che vanno ancora sistemate per bene. Butto giù tra le note soltanto che di Parthenope mi ha commosso la malinconia, mi ha conquistato la fotografia e mi ha sedotto l’estetica.