La città di Milano questa settimana ha regalato un sole non molto caldo ma soddisfacente ai suoi cittadini. La metà degli utenti “seguiti” del mio Instagram ha deciso di trascorrere il weekend sulle piste innevate più chic d’Italia o godendosi il caldo della Sicilia bevendo spritz vista mare. Un gruppo più ristretto di persone risulta invece scomparso dai social nelle ultime 24h, come la sottoscritta, inserita nel gruppo dei fieri nullafacenti. Reduce da una settimana importante per la moda, tra la notte degli Oscar e i suoi look da commentare e la Paris Fashion Week con le nuove tendenze francesi, ho esaurito le mie forze raccogliendo innumerevoli appunti su abiti, premi e celebrities sotto i riflettori. Per distrarmi da tutte queste novità e staccare un attimo la spina ho deciso di concedermi un po' di sano relax facendo lunghe passeggiate, mangiando molte cose buone e rivedendo alcuni dei miei film preferiti. Ho una passione per i cult intramontabili, specie le commedie romantiche americane anni 2000 in cui la moda gioca un ruolo fondamentale a differenza della trama che spesso si ripete: donne con una splendida carriera, nella moda o nella comunicazione, con una promozione in vista, un fidanzato modello e spesso figlio unico di una delle famiglie più ricche d’America con il sogno del matrimonio perfetto, che qualche ex compagna del liceo invidiosa cercherà di rovinare per vendetta. Anche le scene standard caratterizzano questa tipologia di film. La corsa alla ricerca dei taxi la mattina, la convocazione del capo per qualche assegnazione di un progetto importante, la proposta di matrimonio, la reunion del liceo con ingresso trionfale della protagonista e soprattutto lei: l’iconica e da sogno scena della scelta degli abiti nei guardaroba stracolmi, con tanto di parete illuminata per le scarpe. Quando ero bambina la vita da sogno di quelle donne sembrava così facile da ottenere e allo stesso tempo irraggiungibile e sviluppava quel mix di emozioni di chi vuole sognare rimanendo con i piedi per terra. Riguardavo gli stessi film come guardo adesso una nuova collezione di uno stilista che mi piace o il red carpet della notte degli Oscar: sapendo già cosa aspettarmi ma notando sempre nuovi dettagli interessanti. Dei miei film preferiti amavo la leggerezza di credere di poter avere un giorno una bella casa, vivere in una grande città, amare il mio lavoro. E poi c’erano gli abiti. Da piccola avevo già una wish list di pezzi iconici che sognavo di comprare un giorno: l’abito giallo di Kate Hudson nella scena finale di “Come farsi lasciare in 10 giorni”, tutte le Jimmy Choo di Carrie Bradshaw, l’abito da sposa di JLo in “Quel mostro di suocera” e il completo Chanel di Anne Hathaway nel “Diavolo veste Prada”. Ora come prima, riguardando i vecchi cult sento un estremo bisogno di fare shopping e realizzare i miei sogni da bambina appassionata di moda. Quella dei “sogni e bisogni” è la più dettagliata lista di acquisti redatta nel lontano 2011 e attualmente in uso. Consiglio a tutti di averne una, può essere utile quando si è indecisi su cosa comprare oppure un vero problema quando come me si vive più di sogni che bisogni. Piccolo spoiler: nessun capo è stato ancora depennato dalla lista e nessuna casa dei sogni è stata ancora acquistata!