Con l’avvento del primo temporale estivo Milano ha dato ufficialmente il via alla stagione più bella dell’anno e alla Fashion Week Uomo, non certo definibile l’evento più atteso dell’anno. Fatta eccezione per Theo James che tenta di sedurci ulteriormente parlando italiano durante il front row di D&G, le sfilate uomo che ci hanno svelato le tendenze della prossima primavera estate non hanno raccolto un’adeguata attenzione mediatica. Affrontando raramente l’argomento “moda uomo” sono arrivata alla stesura del mio articolo domenicale leggermente impreparata e nel processo di ricerca ho però notato una totale indifferenza nei confronti dell’argomento, accentuata dall’ultima poco sentita fashion week che cela retroscena da brividi per il settore moda. Brand che si sono ritirati non presentando le loro collezioni, che verranno integrate marginalmente durante le sfilate di settembre, showroom che hanno pagato i buyer per partecipare e permanere a Milano e persino Re Giorgio colpito da un calo di zuccheri inaspettato, non presenzierà alle sfilate di Armani ed Emporio. Perché è successo tutto questo? Le notizie sul fallimento di questa fashion week, che circolerebbero maggiormente se si trattasse della principale settimana della moda di settembre, racchiudono piccoli tasselli simbolo di una crisi generale della moda che, messi insieme stanno compromettendo questo grande sistema e Milano. La moda uomo non ha mai avuto la stessa percezione di quella femminile a causa della più bassa copertura mediatica che le collezioni hanno sempre avuto rispetto alla moda donna. Le sfilate di conseguenza non sono mai state il principale veicolo di comunicazione della moda maschile e Milano subisce sempre più questo limite che inevitabilmente si riversa sulle condizioni del mercato. Una contraddizione che la moda maschile sta cercando di superare è la facilità di comprensione delle sue linee che si scontra con l’insufficiente veicolare delle stesse. Le linee “standard” da uomo sembrano essere mono tematiche nonostante l’integrazione da parte di nuovi brand di linee concettualmente più inclusive e variegate. Eppure nonostante sembrino più raggiungibili, le collezioni maschili non vengono comunicate adeguatamente rimanendo perennemente in un limbo di un processo di divulgazione incompleto che arriva a meno persone. Nel mondo moda di oggi il limbo potrebbe essere il male peggiore rispetto al totale fallimento. Non sappiamo se immaginare uno scenario in cui questo segnale dell’ultima deludente settimana della moda è soltanto l’inizio di un declino delle linee maschili, destinate a scomparire per sempre, o se si continuerà ad investire in collezioni mal comunicate e poco convertibili, bloccate in un immeritato e perenne limbo di indifferenza.