/IMMORTALE ICONICITÁ

Ci sono dei personaggi dello spettacolo che più di altri lasciano il segno. A volte può essere per un film particolarmente famoso o un episodio della vita privata dall’alta risonanza mediatica, a volte può essere uno stile nel modo di vestire, così unico da essere ricordato nel tempo. Diane Keaton ha rappresentato quello che la moda cerca sempre in una figura influente: la capacità di comunicare attraverso il proprio stile tanto da essere fautrice della riconoscibilità della moda e dell’attrice stessa. Più che una sfilata, più che una campagna, il modo più efficace che la moda ha per far parlare di sé é sfruttare un personaggio pubblico e il suo potere mediatico e, sin dagli anni ‘70, Diane Keaton ha incarnato perfettamente questo ruolo. Portavoce di uno stile androgino e in quel periodo avanguardista, l’attrice è stata capace di distinguersi non soltanto per le creazioni indossate, ma per la capacità di indossarle, rendendo di fatto il suo stile iconico e ricordato fino ad oggi. Iconici sono stati anche alcuni dei suoi look e capi come i cappelli a bombetta, il trench quadrettato del 1987, i tailleur di velluto, a scacchi o gessati, le giacche oversize, doppiopetto, in pelle o arricchite da maxi fiori e fazzoletti, la tuta a pois del 1993 e accessori sempre unici come collane in perle, calze a righe, cinture enormi e sciarpe in lana, il cui segreto era l’abbinamento ragionato di proporzioni, stampe e colori. Questo articolo non vuole commemorare una grande attrice né tanto meno essere un banale riassunto di concetti ampiamente espressi, bensì portare a riflettere su come il cambio generazionale abbia impattato il modo di comunicare o fare moda. Diane Keaton è stata una delle poche che si è distinta per il proprio stile, tanto da creare una tendenza e non indossarla. Oggi dai front row delle sfilate alle sponsorizzazioni social, sono sempre più i rischi di essere assimilati da un brand e da una moda piuttosto che quelli di diventarne portavoce. Se anni fa Giorgio Armani poteva contare su Diane Keaton per diffondere i propri tailleur androgini, oggi il rapporto brand-vip è privo di fondamenta e si appiglia al rumore mediatico breve e passeggero che un personaggio famoso garantisce. Esistono pochi volti che mantengono una propria idea, soprattutto stilistica, che rimane immutata nel tempo. Altri volti hanno grande capacità di adattamento e stanno bene in molti contesti. Vediamo sempre gli stessi personaggi saltare da una sfilata all’altra, indossando look e stili diversi a seconda della commissione pagata e sempre gli stessi personaggi sono visti e rivisti in molteplici campagne che spesso non hanno granché in comune. Questo crea confusione, lasciando il dubbio che sia la moda che il personaggio abbiano bisogno di appigli per lasciare il segno, essendo incapaci di brillare di luce propria. Diane Keaton aveva creato un rapporto di fiducia bilaterale con la moda costruendo un personaggio che parlava di stile così come lo stile poteva parlare di lei. Oggi invece i brand cambiano velocemente i volti da comunicare e i vip cambiano velocemente gli sponsor da selezionare, causando brevi collaborazioni che portano a brevi ricordi. Questi volti, di circostanza, raggiungono un successo evanescente, destinato ad essere senza eco, un rumore tanto lieve quanto problematico per l’immortalità. Del personaggio e della moda.      
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