La primavera è arrivata, le giornate si allungano e l’armadio diventa uno spazio mistico in cui le possibilità di trovare qualcosa da mettere si riducono progressivamente così come aumentano quelle di rivalutare vecchi capi a cui siamo affezionati e che non eliminiamo mai sperando in qualche ritorno di tendenza o abbinamento dell’ultima ora. Se decidere cosa indossare durante le mezze stagioni risulta difficile, a confonderci ancor di più le idee sono i numerosi suggerimenti di outfit che quotidianamente troviamo sui social nei feed delle nostre influencer preferite o, nel mio caso, nelle varie pagine dal nome “pillole di moda” o “consigli di stile” che con dei moodboard colorati attirano la nostra attenzione. Ci provo anche io ma riconoscere il giusto calendario da prendere come riferimento non è sempre un compito facile. Mi spiego meglio. Chi lavora o conosce il mondo della moda sa bene che le “stagioni” di cui si sente parlare possono variare a seconda del punto di vista. Il consumatore finale sta acquistando la collezione primavera estate, in passerella abbiamo visto da poco pellicce e cappotti per il prossimo autunno, il designer sta ideando la collezione invernale del 2026 mentre il produttore sta realizzando la collezione estiva che vedremo sfilare a settembre. Quando ho iniziato a studiare moda ho capito che non sarei più uscita da questo giro caotico a cui la moda ci sottopone e tutt’oggi mi è spesso difficile capire di cosa parlare e a quale pubblico rivolgermi. Possiamo tranquillamente affermare che il sistema moda abbia partecipato attivamente alla creazione del detto “non esistono più le mezze stagioni” ma non sappiamo ancora se questo può riferirsi all’ardua scelta sui capi da indossare durante la primavera o alla confusione creata dalle innumerevoli posizioni lavorative esistenti e che collaborano (me compresa) alla riuscita di un progetto fashion sotto diversi punti di vista. Nel mondo creativo, a Milano soprattutto, siamo un po' tutti “head of” di noi stessi e per questo motivo anticipiamo l’anticipabile e come i dieci comandamenti interpretiamo a memoria le frasi del Diavolo veste Prada idealizzando la vita degli eventi e le ore di straordinari giustificando tutto perché la “moda” chiama all’ordine. Eppure seppur con ruoli, compensi e responsabilità diverse siamo tutti incastrati in un sistema che non ci rende giustizia fatto di competizione e sacrifici. Perché in fondo noi creativi siamo come le mezze stagioni: abbiamo la possibilità di avere un ruolo da protagonista che però ha modo di sopravvivere soltanto grazie a qualcosa di più grande e concreto.