/DESIGN, MODA, MILANO E …

Motivata a fare tanti giri per raccontare e commentare una delle settimane di primavera più interessanti per la città di Milano, come una turista entusiasta e inesperta mi sono immersa durante il weekend nei vari distretti del #fuorisalone, alla ricerca di contenuti per i social e per il mio articolo domenicale. Ho tralasciato purtroppo alcuni aspetti fondamentali. La Design Week ha trasformato Milano in un appartamento a cielo aperto sfruttando l’attrazione di gadget, pop-up e installazioni per convertire all’interior design tutte le persone che si sono riversate per le strade negli scorsi giorni. Perché si, è stato proprio questo il problema che ha distrutto la piega curiosa che il mio weekend avrebbe dovuto intraprendere. Le code interminabili per ricevere fiori, sgabelli o tote bag in regalo hanno preso il sopravvento in una città che di frenesia non ha certo bisogno. È molto deludente pensare come si sia commercializzato persino su uno dei pochi eventi accessibili di Milano che da sempre lotta contro eventi esclusivi e inarrivabili. Il fuorisalone era un evento di rinnovo per Milano che aveva reso il Design un concetto alla portata di tutti più della Moda stessa di cui Milano è capitale, rimasta invece poco inclusiva e accessibile. Durante la design week però anche i grandi brand del settore moda e lusso hanno sempre aperto le porte per presentare la propria visione estetica, fenomeno consolidato negli ultimi anni con l’aumento delle linee Homeware dei colossi della moda. Eppure strade e installazioni stracolme di gente a mio modo di vedere hanno ridimenzionato la rilevanza dell’evento. Il compromesso per accedere ai distretti dedicati era stare in coda per ore e avere il tempo di permanenza limitato per lasciare spazio ad altre persone con la stessa forza di volontà. Così, sconfitta, ho rinunciato a seguire il programma dettagliato e gli eventi che avevo prenotato da tempo, preferendo corner e showroom con meno attenzione mediatica ma privi di estenuanti attese. Le installazioni che sono riuscita a vedere sono state veramente poche ma non nascondo di essermi rilassata molto di più all’interno di negozi di sanitari e cucine (privi di code chilometriche) piuttosto che facendomi ingannare dalle stravaganti e pubblicizzate collaborazioni dei nomi del design internazionale. Seppur il mio settore sia la moda, il design mi interessa perché come per tutte le forme artistiche, anche in esso può manifestarsi un gusto personale di vedere le cose, concetto che cerco di portare avanti con il mio progetto. È il GUSTO che conta. Perché un luogo, un vestito o un mobile d’arredo possono assumere diverse sfaccettature a seconda dell’essenza che ciascun individuo riesce a ritrovare in esso. Bisogna però avere la curiosità di approfondire e non rimanere legati alla prima superficiale impressione.
   
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