Satolla e abbronzata ritorno a Milano, pronta, con poca convinzione, ad affrontare l’ultimo trimestre dell’anno e le sue fatturabili proposte che purtroppo non ho ancora trovato nella mia amata Sicilia. Questa estate non ho abbandonato i miei articoli e le rubriche che mi danno tanto da fare, lavoro per cui ho ritagliato del tempo tra mare, tramonti e i gustosi manicaretti siciliani. Cibo e moda sono state le costanti della mia estate, forme artistiche che ho trovato particolarmente affini e alle quali ho deciso di dedicare uno spazio nel progetto GDIGUSTO il cui nome è già evocativo se si parla di estetica ma anche del cibo (recuperate nelle mie storie in evidenza le rubriche “Food Lover” della settimana). L’articolo di questa domenica riprende il concetto che ho provato a condividere con le mie rubriche. Vi è un rapporto tra moda e cibo rappresentato da collaborazioni speciali, ristoranti brandizzati e utilizzi originali del cibo come mezzo di comunicazione per coinvolgere e far conoscere la moda. Alla moda è sempre piaciuto il food, spopolato negli ultimi anni grazie ai sempre più veicolati locali dei brand moda piu famosi al mondo. Dal Nobu di Milano al Le Frank di Parigi, i nomi che avvicinano il mondo della moda al cibo sono molteplici. Ad attirare una fetta maggiore del pubblico non sono però i “ristoranti firmati” bensì il significato che sta dietro questa relazione tra i due mondi artistici. Il cibo è scelto come oggetto di scena dei set fotografici, utilizzato nelle campagne come aggancio visivo e talvolta preso come ispirazione per la realizzazione di prodotti estrosi. Quello che viene di fatto sfruttato dalla moda è lo stimolo sensoriale creato dal cibo che coinvolge lo spettatore sviluppando un piacere visivo non indifferente. Il gusto estetico che parte quindi dalla vista, se associato a qualsiasi prodotto lo rende commerciale e interessante. Per questo motivo il cibo, che notoriamente provoca l’attivazione immediata dei recettori sensoriali, è uno dei mezzi oggi più utilizzati per conquistare visivamente e rendere facile la divulgazione di un prodotto o concetto. Questo è dimostrato dai miliardi di scatti che abitualmente facciamo al cibo o ad un bel locale che frequentiamo. La moda conosce questo rapporto con ciò che è bello visivamente dunque sfrutta i propri ristoranti brandizzati per far parlare di sé. Il legame tra cibo e moda però va ben più in fondo di un semplice coinvolgimento emotivo. L’uso del cibo offre un assaggio concreto e reale del lusso, oggi non più facilmente identificabile in una borsa o una macchina. Il cibo è un bene di prima necessità, un lusso se si considera la crisi economica mondiale in cui viviamo e la moda sa bene di aver la necessità di avvicinarsi ad un’immagine inclusiva di lusso non sfarzoso ma raggiungibile. L’uso del cibo nelle campagne o in passerella non coinvolge solo visivamente ma avvicina il pubblico al brand, dando una percezione molto più quotidiana e alla portata di tutti. Resta da capire per quanto tempo ancora la moda possa contare sull’appoggio di altre forme artistiche o della comunicazione piuttosto che investire sulle proprie forze per uscire da una crisi profondissima.