Il mese più importante dell’anno per il settore moda è iniziato e, tutt’altro che inconsapevoli, ci prepariamo a vivere stress, debutti importanti e novità. Di cambiamenti ne abbiamo già visti tanti in una sola settimana, dalla morte di Re Giorgio alla nuova carica presso Vogue US ricoperta da Chloe Malle e anche la mostra del cinema di Venezia ci ha fornito un assaggio di ciò che ci apprestiamo a vivere. Alcuni degli outfit visti sfilare sul red carpet di Venezia hanno infatti mostrato le prime idee dei nuovi direttori creativi che dalla prossima fashion week vedremo sfilare in passerella, dandoci la possibilità di comprendere la linea che hanno deciso di prendere. Per rendervi più chiare le idee e aumentare le vostre aspettative, ecco una veloce panoramica di cosa cambierà a Settembre e di cosa è già cambiato. Julia Roberts esordisce per la prima volta nella sua vita a Venezia affiancata dall’equivalente atteso debutto di Dario Vitale che ha firmato per lei i suoi primi look Versace. Il primo look all’arrivo è una silhouette anni 50 che sussurra in modo flebile. Un jeans, un blazer, una camicia a righe, un look da tutti i giorni, semplice e poco sfarzoso. Così semplice da essere scelto e riproposto da Amanda Seyfried qualche giorno dopo. C’è chi parla di complotto del marketing chi di sincera ammirazione. Con pochi indizi tra le mani io parlo di inutile tentativo nei confronti di un outfit poco originale. A migliorare la situazione ci ha pensato il primo red carpet dell’attrice (che rende davvero bello tutto) e del designer con un abito blu navy in crepe de chine caratterizzato da un motivo iconico della maison ricamato con filo di seta a mano. Un disegno già presente in collezioni passate di Versace che sembra dunque essere un omaggio da parte del nuovo direttore creativo al lavoro fatto per anni da Donatella. Tentativo più riuscito rispetto al jeans del pomeriggio ma anche in questo caso troppo minimal e sottotono rispetto alle aspettative. Un lavoro diverso quello fatto da Jonathan Anderson con Dior per i suoi primi look, anche questi visti sul red carpet più famoso d’Italia. Lo stilista che al Lido ha vestito Alba Rohrwacher ci ha mostrato la sua capacità di adattamento, qualità applicabile solo alla condizione di mettere del proprio ad ogni creazione. Da questa caratteristica è derivato un abito conservatore ma contemporaneo allo stesso tempo, ispirato al settecento, con le maniche a tre quarti e la gonna con una struttura panier teatralmente sviluppata. Un tocco dubbioso se si guarda al nome del brand definito poi originale se si considera il suo nuovo direttore creativo. A continuare la lista dei debutti ci ha pensato Cate Blanchett che dopo aver riciclato il primo Armani Privé, sfoggia un Maison Margiela Artisanal ad opera del suo nuovissimo direttore creativo Glenn Martens che non delude con un inconfondibile look dark composto da corsetto in raso nero, abbinato ad una gonna decorata da ali applicate. Ci aspettiamo dunque un Margiela sempre più concettuale ma mai completamente stravolto dalla sua essenza. Anche Louise Trotter, nuova direttrice creativa di Bottega Veneta, ha salvato la situazione debutti vestendo Jacob Elordi per il tappeto rosso e per tutta la permanenza a Venezia. Alla mostra dei debutti la percezione dall’esterno è la stessa che ho esplicitato in qualche articolo precedente: un vacillante appiglio che la moda sta cercando ma allo stesso tempo un barlume di speranza che si intravede nel cambiamento. La moda, soprattutto italiana, non è più quella di una volta ma non bisogna demordere, fiduciosi nei confronti del futuro e dell’eco comunicativo di ogni evento o debutto, necessario affinché nulla venga mai dimenticato. Finché ci sarà qualcosa di cui parlare ogni forma d’arte continuerà infatti ad esistere.