/NUOVO INCERTO

Settembre è il mese perfetto per i nuovi inizi. Al contrario dell’ansia prorompente di Gennaio, che porta con sé un peso di aspettative di un periodo che sembra lunghissimo, il mese che stiamo vivendo affronta con leggerezza i buoni propositi successivi alle vacanze estive. Recuperare la routine è più facile perché non si scontra con l’istinto di sopravvivenza del freddo inverno e sembra quasi più naturale non rimandare. A settembre c’è l’urgenza di migliorare, la forza per farlo e la speranza di avere ancora del tempo a disposizione. Nei nuovi inizi anche la moda è sempre stata molto brava, con la differenza sostanziale di un bagaglio di aspettative molto più ingombrante di una semplice lista “buoni propositi”. Nella moda, l’inizio rappresenta un obiettivo futuro troppo ancorato al lascito del passato che è spesso l’ostacolo più grande da affrontare. Non si può aspettare il nuovo senza valutare ciò che c’è stato precedentemente e che rappresenta il vero punto di partenza dell’evoluzione, come sanno bene i brand che si apprestano a presentare le collezioni dei nuovi direttori creativi cambiati durante l’anno. Il cambiamento di una direzione creativa può rappresentare in molti casi (se non consideriamo le motivazioni economiche) un desiderio di rinnovo del brand ma quelle che rimangono incerte sono le conseguenze che ne scaturiscono. Un cambiamento può essere seguito da rottura, continuità, successi o sconfitte e il tutto dipende dalla posizione presa ai vertici. Il destino di Gucci dipenderà dunque dalla decisione di Demna Gvasalia: cercherà rassicurazione nell’immagine memorabile del periodo Tom Ford o continuerà il più recente (e riuscito rispetto al lavoro dell’innominabile di Gucci) massimalismo fatto di richiami d’archivio di Alessandro Michele? Anche il nuovo inizio di Balenciaga rimarrà incerto fino al debutto di PPP che potrebbe prendere ispirazione dal fondatore del marchio e dalla sua iconica eleganza severa così come potrebbe proseguire il percorso di rottura con la tradizione di Demna. Le sorti di Chanel sono anch’esse attesissime dal momento che toccherà a Matthieu Blazy recuperare o stravolgere i codici forti del brand francese. L’iconico stilista Karl Lagerfeld aveva già cambiato la storia di Chanel con un’estetica grandiosa omaggiando il passato ma stravolgendone le caratteristiche. Eppure Blazy potrebbe anche decidere di seguire le orme di Virginie Viard, meno teatrale di Lagerfeld e con un approccio femminile e intimo. Dario Vitale ci ha dato un’anticipazione del suo lavoro da Versace dove sembra aver ridimensionato la scenografia e sensualità del brand. Durante gli anni ‘90 il fondatore di uno dei marchi italiani più famosi al mondo aveva scritto le regole della moda provocatoria e incentrata sul corpo, concetto evoluto da Donatella con la sua estetica più rock. Entrambi degne ispirazioni per Vitali che per il momento sembra aver deciso di rinunciare allo spettacolo scenografico di Versace. Senza lavorare all’interno non possiamo sapere se gli attesissimi direttori creativi agiranno da eredi fedeli al passato del brand, esplicitamente rimandando a codici storici e ispirazioni d’archivio o se invece cercheranno di distorcere questi codici aggiungendo del proprio e svelando che l’era precedente non è per forza sacra, che la moda può cambiare radicalmente identità pur rimanendo riconoscibile. In un mercato globale in evoluzione veloce, i brand devono trovare un equilibrio: offrire qualcosa di nuovo senza rifugiarsi nelle certezze del passato ma attingendo da qualcosa che, se tutt’ora viene ricordato e preso come riferimento, vuol dire che ha sicuramente funzionato.   
 
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/LA MOSTRA DEI DEBUTTI